Cronaca

Maxi sequestro al clan dei Casalesi nel Basso Lazio: sotto chiave beni per 200mila euro

La Guardia di Finanza comando provinciale di Frosinone hanno dato esecuzione ieri al provvedimento di confisca a carico di un imprenditore di Pontecorvo ritenuto prestanome di Nicola Schiavone

Scacco matto al Clan dei Casalesi nel Basso Lazio. La Guardia di Finanza ha sequestrato 200mila euro provenienti dalle presunte attività illecite del clan nel sud del Lazio. Gli uomini del comando provinciale di Frosinone unitamente al personale del Gruppo di Cassino hanno dato esecuzione ieri al provvedimento di confisca a carico di un imprenditore di Pontecorvo in provincia di Frosinone e ritenuto dagli inquirenti il prestanome di Nicola Schiavone, figlio del super boss Francesco detto “Sandokan“.

Camorra: sequestro di beni al Clan dei Casalesi nel Basso Lazio

Il provvedimento scaturisce dalla sentenza che il tribunale di Cassino nel novembre del 2020 a emesso a carico di Nicola Schiavone che venne condannato a tre anni di reclusione per il reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dall’aver agevolato il suo clan. Nel dispositivo oltre che all’interdizione dell’imputato dai pubblici uffici per cinque anni, venne anche richiesta la confisca di beni mobili, immobili e quote societarie intestati ad un giovane ciociaro: “Ovvero di beni, titoli o altre utilità delle quali il condannato ha la disponibilità, anche per interposta persona, fino alla concorrenza della somma di 200 mila euro” si legge nel provvedimento di confisca.

L’accusa

L’impianto accusatorio è stato confermato nel corso del processo dalle dichiarazioni del boss e di altri collaboratori di giustizia, i quali hanno riferito con dovizia di particolari sui tempi e sulle somme di denaro investite, ammontanti a più di un milione e mezzo di euro. Tale sentenza, passata in giudicato, cristallizza definitivamente il radicamento del clan dei Casalesi, che, tramite prestanome ed imprese colluse, ha reinvestito nel tessuto economico locale i proventi derivanti dalle attività illecite. Il provvedimento di confisca altro non è che l’atto conclusivo dell’indagine Giada che nel 2015 portò all’arresto di Nicola Schiavone più volte intercettato’ dalle forze dell’ordine tra Cassino, Castrocielo, Pontecorvo e Frosinone nel basso Lazio.

L’inchiesta prese il via quando il giovane capo famiglia, succeduto al padre dopo il suo arresto, venne fermato dalla Guardia di Finanza mentre viaggiava a bordo di una fiammante Ferrari Testa Rossa comprata in provincia di Frosinone. Un fatto che destò il sospetto degli investigatori che decisero di approfondire, ogni singolo dettaglio raccolto con grande discrezione, inerente quella strano e costoso acquisto di Schiavone jr.

Le indagini

Quattro anni di investigazioni silenti che hanno portato le fiamme gialle a scoprire un presunto giro di riciclaggio che portò anche all’arresto di altri soggetti poi tutti assolti dal tribunale di Cassino. A parere dell’oggi procuratore aggiunto a Roma, il gruppo di imprenditori per evitare la rovina finanziaria dopo un momento di crisi, avrebbe accettato danaro di provenienza illecita dal clan dei Casalesi e da Nicola Schiavone. Ingenti somme che, sempre secondo le indagini, sarebbero servite a sanare i conti in rosso e ad aprire persino un atelier di moda situatonei pressi di piazza di Spagna a Roma.

Fonte: Il Mattino

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