Cronaca

Truffa al Comune di Casal di Principe: manda certificato di ‘malattia’ ma viene trovato a lavorare nel bar

Manda un certificato di malattia ma viene trovato a lavorare in un bar: è uno degli elementi nell'inchiesta di truffa al comune di Casal di Principe

Manda un certificato di malattia ma viene trovato a lavorare in un bar. È questo uno degli elementi particolari emerso nel corso delle indagini sulla truffa al comune di Casal di Principe. Al momento sono 44 le persone indagate.

Truffa al Comune di Casal di Principe: manda certificato ma lavora al bar

Il Comune di Casal di Principe torna alla ribalta delle cronache nazionali. L’inchiesta della procura della Repubblica di Napoli Nord si è abbattuta direttamente sul sindaco Renato Natale noto per le sue battaglie anticamorra e la sua giunta per un totale di 44 indagati (tra Lsu, amministratori e dirigenti comunali) accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, truffa aggravata ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, false attestazioni dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Lo riporta l’odierna edizione de Il Mattino.

Casal di Principe, indagati sindaco e giunta comunale

Uno degli indagati, ufficialmente in malattia e con tanto di certificato, andava a lavorare in un bar di Casal di Principe, mentre un altro, nonostante già fosse in pensione, continuava a lavorare presso gli uffici comunali e riceveva il rispettivo compenso. Sono due dei casi che sono emersi dalle indagini dei carabinieri sulla gestione degli Lsu da parte dell’Amministrazione del Casertano, inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 33 dipendenti comunali.

L’inchiesta

Perno dell’inchiesta, la gestione dei Lavoratori Socialmente Utili da parte di alcuni dipendenti dell’Amministrazione Comunale, ai quali vengono contestate responsabilità di anomalie nella programmazione e registrazione del servizio e nelle illecite retribuzioni. Secondo quanto accertato dagli inquirenti non esisteva un sistema di monitoraggio e non c’erano verifiche né sulle prestazioni svolte né sull’effettiva presenza dei lavoratori, che venivano impiegati senza la prevista pianificazione delle attività; inoltre, erano gli stessi Lsu a comunicare ai propri referenti il numero delle ore effettuato, ricevendo compensi per prestazioni che, in realtà, non erano state mai svolte.

Le perquisizioni

Ieri mattina sono scattate le perquisizioni domiciliari nei confronti degli indagati, in esecuzione di un decreto emesso dal gip del Tribunale di Napoli Nord, per dare esecuzione a un sequestro preventivo per una somma complessiva di 168mila euro; il provvedimento è stato affidato ai carabinieri della Sezione Operativa di Casal di Principe. I reati contestati agli indagati sono, a vario titolo, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, false attestazioni per dipendenti delle amministrazioni pubbliche e abuso di ufficio.

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