Cronaca

Omicidio Sara Mollicone: l’ex fidanzata di Mottola smonta il suo alibi

"Io quella mattina non ero con lui in piazza. Forse ha mentito per nascondere il fatto che fosse con Serena"

Omicidio Serena Mollicone: l’alibi di Marco Mottola è stato smontato dalle dichiarazioni dell’ex fidanzata, Laura Ricci che ieri mattina, per oltre un’ora, ha risposto alle domande della Corte d’Assise di Cassino.

Omicidio Serena Mollicone: la testimonianza della ex fidanzata di Mottola

Ci siamo messi insieme nel 2002 e quando venne chiamato dalla Polizia, che stava indagando sulla morte di Serena, rispose che la mattina in cui lei è scomparsa, era insieme a me. Ma io ero a scuola. Mi chiamò per chiedermi di confermare ma quando poi sono stata convocata in Questura a Frosinone per un confronto ho detto la verità: io quella mattina non ero con lui in piazza. Forse ha mentito per nascondere il fatto che fosse con Serena“.

Volto provato, la voce incrinata dal pianto e dalla tensione, la donna, all’epoca dei fatti poco più che diciassettenne, ha ripercorso aspetti personali della vicenda e sottolineato il fatto che “Marco prima non mi considerava. Si è accorto di me dopo che Serena è morta. Mi ha conquistata con un mazzo di 50 rose che mi ha inviato nel giorno del mio compleanno, nonostate fossi fidanzata. I fiori erano senza biglietto ma io ho capito che poteva averle inviate lui e l’ho chiamato. Ci siamo messi insieme qualche tempo dopo”.

Il trasferimento a Teano

Poi quando l’allora comandante di Arce, Franco Mottola, padre di Marco, viene trasferito, il ragazzo è costretto a tornare a Teano con la famiglia. “Dopo il trasloco ci siamo visti altre e due o tre volte e poi è finita” ha sottolineato la testimone che ha confermato che l’oggi imputato, insieme al padre ed alla madre Annamaria per «omicidio volontario», faceva uso di droga «con gli altri e spesso aveva gli occhi rossi”.

Una testimonianza che ha consentito all’accusa, rappresenta dai magistrati Maria Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco, di poter incastrate altri importanti tasselli al quadro probatorio. Il processo per l’assassinio, brutale e disumano, di Serena Mollicone si basa infatti su soli indizi. Ricordiamo che nonostante le tante analisi effettuate dai Ris, non è mai stata trovata un’impronta o una traccia di DNA che possa dare un nome ed un volto all’assassino o agli assassini.

L’udienza in tribunale

L’udienza è poi proseguita con la deposizione di altri testimoni tra cui Giuseppe D’Ammasso che, durante gli interrogatori a cui è stato sottoposto negli anni passati, aveva riferito di un violento litigio avvenuto tra Marco Mottola e Serena Mollicone qualche giorno prima della sua morte. In aula, davanti alla Corte ed agli imputati, l’uomo è caduto più volte in contraddizione costellando la deposizione di “non ricordo, forse e mi sembra» che hanno indotto il presidente della Corte d’Assise, il dottor Massimo Capurso a domandare se «fosse stato avvicinato o intimidito da quacuno“.

L’udienza di ieri, venerdì 24 settembre, è iniziata con la deposizione del perito fonico incaricato di trascrivere i colloqui registrati tra il brigadiere morto suicida Santino Tuzi e l’oggi imputato, Vincenzo Quatrale, ex vice comandante della stazione dei Carabinieri di Arce. La perizia non è stata però completata per la difficoltà nella traduzione di alcuni passaggi.

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