Cronaca

Omicidio di Giuseppe Turco: l’assassino confessa e chiede scusa alla famiglia

Il 20enne marocchino Anass ha confessato l’omicidio di Giuseppe Turco. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia in carcere dinanzi al gip Ilaria Giuliano del tribunale di Napoli Nord il 20enne ha chiesto scusa alla famiglia del 18enne che nella notte di venerdì 30 giugno a Casal di Principe ha ucciso con 8 coltellate.

Omicidio di Giuseppe Turco: l’assassino confessa e chiede scusa

L’omicidio di Giuseppe Turco sarebbe sfociato al culmine di una lite per una ragazza contesa con il 20enne Anass. Nella nella notte di venerdì 30 giugno Turco è stato colpito da Anass alle spalle e al torace con otto coltellate. Il 18enne è stato accompagnato ormai moribondo dagli amici alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno, dove è deceduto per una grave emorragia.


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Il killer 20enne questa mattina è stato interrogato dal gip Ilaria Giuliano del tribunale di Napoli Nord all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove il ragazzo è detenuto.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Anass ha risposto alle domande del magistrato ed ammesso il crimine di cui è accusato. “È molto provato psicologicamente – fa sapere l’avvocato Mirella Baldascino- È pentito di quanto accaduto ed ha chiesto scusa alla famiglia del ragazzo deceduto”. Il giudice ancora non ha depositato l’ordinanza riguardante la convalida del fermo disposto dalla procura.

La lite e l’omicidio

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il movente del delitto sarebbe una ragazza contesa che avrebbe avuto una relazione con Giuseppe e che stava frequentando il 20enne, che sospettava che i due si sentissero ancora. Come riporta Caserta News.

All’arrivo della ragazza all’esterno di un bar è scoppiata la lite. Anass ha estratto il coltello e colpito Giuseppe almeno otto volte lasciandolo a terra nei pressi di una panchina. Il ragazzo è poi morto al Pineta Grande. 

La fuga e l’arresto

Il 20enne era poi scappato venendo rintracciato nelle ore successive a casa dai carabinieri che, nel corso di una perquisizione, avrebbero anche rinvenuto gli abiti sporchi di sangue, ma non l’arma del delitto. Condotto in caserma, dinanzi al pm Francesco Cirillo, il 20enne ha confessato. 

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