Cronaca

Camorra, le famiglie più potenti a Caserta: il report della Dia

Quali sono le famiglie di camorra più potenti di Caserta e provincia? A rispondere è la Direzione Investigativa Antimafia con la relazione semestrale relativa al secondo semestre del 2022, ovvero da luglio a dicembre dello scorso anno.

La criminalità mafiosa campana, convenzionalmente definita camorra, si manifesta sotto forma di una pluralità di fenomeni delinquenziali, eterogenei e complessi, connotati da peculiarità evolutive indotte dai molteplici fattori storici, economici e sociali derivanti dai contesti territoriali di riferimento.


LA SITUAZIONE IN CAMPANIA


Le famiglie di camorra più potenti a Caserta e provincia

La realtà criminale della provincia di Caserta ha come epicentro il Comune di Casal di Principe, ove le più recenti evidenze investigative hanno documentato la persistente operatività del cartello camorristico dei Casalesi. La copiosa documentazione giudiziaria al riguardo ha delineato l’evoluzione della struttura di quello che è stato definito dai magistrati “senza tema di smentita, il più potente gruppo mafioso operante in Campania dai connotati più similari alle organizzazioni mafiose siciliane che alle restanti organizzazioni camorristiche campane. Secondo le ricostruzioni processuali120, la consorteria ha conosciuto diverse fasi. Fino al 1988, nella provincia casertana ha operato un unico gruppo criminale con al vertice la famiglia Bardellino e, in posizione subordinata, i gruppi Schiavone, Bidognetti, Iovine e De Falco.

Successivamente, questi ultimi, dopo aver deliberato l’omicidio del capo carismatico dei Bardellino e dei suoi uomini di fiducia sono subentrati nella direzione del clan dei Casalesi gestendo i relativi affari illeciti anche grazie ad una “cassa comune”. Nel tempo si sono susseguiti scontri cruenti, arresti e collaborazioni con la giustizia, che hanno determinato incisivi mutamenti nei rapporti di forza, fino al raggiungimento degli attuali equilibri.


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Le famiglie più potenti a Caserta

A Marcianise, opererebbe anche il clan Piccolo-Letizia, storico antagonista dei Belforte (sebbene ad oggi si registri una apparente pax mafiosa), notevolmente ridimensionato dai numerosi provvedimenti giudiziari e dalle scelte di collaborazione con la giustizia intraprese da alcuni suoi esponenti. Nel medesimo contesto operano piccoli gruppi familiari quali i clan Menditti, presente a Recale e a San Prisco, e Bifone, attivo nei centri di Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico e Arienzo risulterebbe ancora attivo il clan Massaro. Non sono stati registrati recenti eventi significativi nei comprensori di Sessa Aurunca e Mondragone, storiche roccaforti del sodalizio Gagliardi-Fragnoli-Pagluc, eredi
della famiglia La Torre, legati ai Bidognetti.

Lo stesso valga per Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina, ove è confermato l’indebolimento del clan Esposito, detto dei Muzzoni, al pari di quanto avvenuto per Santa Maria Capua Vetere, ove sono storicamente presenti il gruppo Del Gaudio (Bellagiò) e l’antagonista Fava.

Il territorio dell’agro aversano ricadrebbe invece sotto l’influenza dei clan Schiavone e Bidognetti mentre la famiglia Zagaria influenzerebbe i Comuni di Casapesenna e Trentola Ducenta. Particolari criticità si riscontrano lungo il litorale domizio, al confine con l’agro aversano, dove risulterebbe diffuso lo spaccio di stupefacenti ad opera di soggetti italiani e stranieri.

Nell’area si registra, altresì, la crescente operatività di elementi provenienti dall’hinterland napoletano che cercherebbero di ritagliarsi spazi d’influenza nel contesto criminale locale e, in particolare, nel narcotraffico a cui sarebbero riconducibili alcuni episodi criminosi registrati nel semestre nell’area mondragonese e ancora oggetto di indagini. Nel territorio dei Comuni di Sparanise, Pignataro Maggiore, Francolise, Calvi Risorta, Teano, Pietramelara, Vairano Patenora, Caiazzo e Piedimonte Matese, opererebbe la famiglia Papa, federata storicamente al clan Schiavone. A Pignataro Maggiore sarebbe attivo anche il gruppo Lubrano-Ligato, anch’esso storicamente federato al clan “Schiavone” e dedito, in particolare, alle estorsioni.

Paolo Siotto

Giornalista pubblicista dal 2015, collabora per l'Occhio da giugno 2019 dopo diverse esperienze con testate locali. È responsabile della redazione centrale del network giornalistico L'Occhio.

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